Il disastro siciliano

Aprire un’indagine conoscitiva sulla difesa del suolo

di Francesco Nucara

Il disastro siciliano, e messinese in particolare, è stato un di-sastro annunciato, scritto e riscritto. La gestione delle risorse per la difesa del suolo è quanto di più dispersivo ci possa essere nella Pubblica Amministrazione del nostro Paese. Più e più volte abbiamo detto in Parlamento, e fuori, della gestione clientelare delle già scarse risorse destinate alla tutela del territorio. Abbiamo chiesto e ottenuto, con il consenso unanime delle forze parlamentari, l’apertura di un’indagine conoscitiva sulla difesa del suolo. Tra le tante associazioni o personalità audite abbiamo ascoltato anche il sottosegretario Bertolaso, il quale ha sciorinato una serie di numeri e discettato dei rapporti istituzionali con le Regioni e del grande impegno della Protezione Civile.

A parte la nostra ricorrente affermazione che in un Paese "civile" non ci dovrebbe essere un sottosegretario alla Protezione Civile, non ci è rimasto che ribadire ciò che tante volte abbiamo sottolineato: "nominare commissari di governo i presidenti delle Regioni e affidare loro le risorse di bilancio all’uopo destinate è come affidare a Dracula la raccolta del sangue". Vorremmo far capire come nei fatti si procede e come al contrario si dovrebbe procedere:

1. di intesa con le Regioni, il Ministero dell’Ambiente redige un programma che viene approvato con decreto dal Ministro. Il problema vero è che manca una visione politica, per cui il programma viene redatto soprattutto da funzionari regionali e, marginalmente, da funzionari ministeriali. Il risultato è quello di ritrovarsi a finanziare interventi di difesa del suolo pari a 100.000 euro, che saranno puntualmente destinati ad opere irrilevanti a favore di comuni, il cui sindaco è amico di Tizio o di Caio. Tralasciamo di scrivere sulla trasparenza di tali procedure.

2. E’ noto come il territorio italiano sia tutto sotto controllo satellitare e con l’istituzione dei PAI (Piani di Assetto Idrogeologico) si sa quali sono le zone a rischio molto elevato, definite tecnicamente R4, e quali quelle a rischio zero. Se si vuole acquistare un terreno o un immobile è sufficiente che si consulti il sito del Ministero dell’Ambiente per sapere i rischi che si corrono.

Orbene, è vero che le risorse sono insufficienti, ma lo sono ancora di più se vengono sperperate. Il Ministero e le Regioni sanno bene quali sono le zone a rischio elevato ed è in queste zone che deve essere pianificata la scala delle priorità. Lo Stato eserciti i poteri di surroga, essendo nei suoi doveri costituzionali la tutela del paesaggio e la salvaguardia della vita dei suoi cittadini.

Bertolaso non dovrebbe lamentarsi degli abusi edilizi e della cattiva gestione del territorio, a suo dire cause del disastro messinese. Al sottosegretario, nel corso della citata audizione, è stato posto il problema delle 3.336 (tremilatrecentotrentasei) famiglie che vivono nelle baracche costruite dopo il terremoto del 1908 (oltre un secolo fa). Lo stesso problema è stato posto con interrogazioni parlamentari e nell’ultimo Question Time al Governo (ha risposto il ministro Vito). Nel 1908 le baracche erano alla periferia di Messina, oggi si trovano al centro della città. Per accorgersi di questo problema, il Governo dovrebbe aver bisogno di un po’ di morti. Dato che non ci sono stati, si continua ad ignorare il problema, continuando a parlare di date di inizio lavori per il Ponte sullo Stretto. Si lasciano, per converso, le suddette indecenze alla visione dei turisti che arriveranno numerosi da tutto il mondo e con grande sorpresa si ritroveranno di fronte alle favelas italiane.

Unica amara consolazione: le sagge parole del Presidente Giorgio Napolitano.